Ciao a tutti ragazzi e benvenuti in questo nuovo articolo! Sono Gabriele di ImprenditoreDigitale.net e oggi voglio parlarvi di Criptalia, una piattaforma di peer-to-peer lending al 100% italiana basata sulla blockchain!
Come vi dicevo, voglio parlarvi oggi di Criptalia, una piattaforma di peer-to-peer lending un po’ particolare. Da tempo stavo aspettando di trovare una piattaforma del genere, perché:
In tutti questi punti, le alternative dell’est europa (ad eccezione di Bondora) mi avevano lasciato un po’ perplesso.
Criptalia, invece, sembrava rispondere a tutte le caratteristiche che cercavo. Dopo aver sentito parlare per la prima volta di Criptalia, ho deciso di documentarmi un po’, fino a che non ho deciso di iniziare ad investire su questa piattaforma (trovate i dettagli sul mio primo investimento a fine articolo).
Per prima cosa, volevo soffermarmi sull’aspetto del target di Criptalia. Generalmente sulle piattaforme di p2p lending, è possibile trovare ogni tipo di prestito. Al contrario, criptalia ha deciso di soffermarsi soltanto sui prestiti ai business, e la trovo una scelta davvero ottima, soprattutto in un’ottica di trasparenza.
Nella scheda dell’investimento, è possibile vedere un report molto molto dettagliato sul business su cui vogliamo investire. Ma non è tutto: è addirittura possibile richiedere al team di avere accesso ai bilanci.
Valutando il mio secondo investimento sulla piattaforma, infatti, mi sono imbattuto in un prestito che a mio avviso aveva del potenziale, ma volevo verificare un paio di aspetti che non mi convincevano. Così ho chiesto di poter accedere ai bilanci. Dopo pochi minuti, il team me li ha inviati per e-mail.
Su Criptalia, al momento, è fare due tipi di investimento:
Il loan, generalmente ha una durata superiore e rimborsa ogni mese gli interessi e parte del capitale prestato.
Il bond, al contrario, ha una natura cedolare, e rimborsa ogni mese soltanto gli interessi, per poi rimborsare tutto il principale alla scadenza del prestito.
Uno degli aspetti più interessanti di Criptalia è il fatto di essere basata sulla blockchain. O meglio, per il momento ha fatto un timido accenno di basarsi su questa tecnologia. Vediamo perché!
Quando si decide di acquistare un debito su Criptalia, in realtà non si acquista il debito in sé, ma bensì dei token che hanno un determinato controvalore: ad esempio un token può valere 1€.
Tali token vengono effettivamente scritti nella blockchain di ethereum, come potete vedere, ad esempio, nell’investimento che ho fatto io.
Chi richiede il prestito, eroga questo token, che ci dà diritto a riavere il principale prestato e allo stesso tempo di maturare degli interessi mensili il principio.
Ma allora perché ho detto che è un timido tentativo? Di fatto al momento non esiste, ad esempio, la possibilità di scambiarsi i token, quindi Criptalia è basata sulla blockchain solo per registrare il diritto ad ricevere il rimborso dei prestiti, ma non è possibile scambiarsi tale diritto, e non è possibile vendere i token e il diritto che si ha a ricevere gli interessi mensili.
Essere basati sulla blockchain, a mio avviso, dovrebbe significare non dipendere da una piattaforma (centralizzata) per poter scambiare i propri token.
Inoltre, sarebbe molto interessante se la restituzione del capitale fosse regolamentata da smart contracts.
Va anche detto, però, che Criptalia sta lavorando ad un mercato secondario, e quindi a breve sarà possibile vendere tale diritto all’interno della piattaforma.
Nel mio immaginario l’ideale sarebbe raggiungere un livello in cui questo meccanismo fosse fattibile anche all’esterno della piattaforma, e quindi dove sia possibile scambiare i token con gli amici o con altre persone in modo del tutto decentralizzato, ma credo che prima o poi ci arriveremo, e questa sarebbe veramente una rivoluzione.
Ma veniamo alla sicurezza: la domanda che immagino che tutti vi stiate facendo: ma Criptalia è sicura?
Come ogni nuova piattaforma, non si può trascurare il rischio che la stessa fallisca, che si aggiunge al rischio intrinseco che il prestito erogato non venga poi restituito.
Tuttavia, al momento, Criptalia sembra essere piuttosto solida, e sembra un azienda molto affidabile. Quando ho avuto modo di contattare il team, si sono rivelati molto attenti e molto preparati, e un buon team è spesso garanzia di una buona azienda.
Inoltre, quello che mi lascia un po’ sperare è il fatto che questo infatti che, essendo basata sulla blockchain, il diritto di riavere il capitale dovrebbe essere garantito direttamente dal fatto di possedere il token. Questo dovrebbe, almeno in teoria, bypassare il rischio di fallimenti di criptalia, anche se non credo che la normativa italiana sia molto avanti in termini di legislazione legata alla blockchain.
Per quanto riguarda le aziende presenti sulla piattaforma, criptalia è molto selettiva e fa tutta una serie di valutazioni sulla stabilità dell’azienda. Ad esempio, criptalia scarta a priori di aziende che nel bilancio precedente si sono dimostrate in perdita. quindi sono tutte aziende che
Inoltre criptalia assegna ad ogni prestito uno score che va da A a D a seconda del livello di rischio a cui ci si espone prestando dei soldi ad una determinata azienda.
Ma veniamo agli interessi. Quanto sono alti?
Devo dire che uno degli aspetti che mi. è piaciuto di più di criptalia sono proprio gli interessi. Non credevo che un’azienda italiana potesse garantire tassi di interesse simili:
Si parla di un 7%, 8% o addirittura 9% annuo, che è veramente tantissimo nel panorama del p2p lending. Ricordiamoci che parliamo di aziende che operano in Italia, e quindi effettivamente rispetto al rischio (che è moderato) si ha un ritorno veramente interessantissimo.
Il ritorno, va detto, è lordo, quindi al netto delle tasse (26%, in quanto capital gain), ma è comunque davvero ottimo!
Ma veniamo ai costi. Normalmente ci sono sempre dei costi in queste piattaforme, e spesso anche nascosti, giusto? Beh, in questo caso sembra proprio di no! Criptalia è totalmente gratuita per gli investitori. Se vedete un interesse del 7%, state pur certi che vi spetterà esattamente quella percentuale. Infatti, la piattaforma guadagna dalle aziende offrendo i propri servizi.
Addirittura (e questa è una chicca che poche piattaforme hanno) non avrete alcun costo di commissione pagando con carta.
Ma adesso vi lascio al tutorial dove faccio il primo investimento su Criptalia. Come vedrete è davvero semplicissimo!
E anche per oggi ragazzi è tutto! Spero che la recensione vi sia stata utile! Personalmente, come avrete capito, credo che Criptalia sia un ottimo progetto con alle spalle un buon team, che paga solo il fatto di aver tutto da dimostrare, ma sono certo che continueremo a sentirne parlare!
Vi invito a lasciarmi un like e soprattutto a iscrivervi al canale per ricevere tutti gli aggiornamenti! Fatemi sapere nei commenti che ne pensate di Criptalia e, se avete investito, quale è stata la vostra esperienza.
Ciao a tutti e benvenuti! Sono Gabriele Venturi di ImprenditoreDigitale.net, e oggi voglio parlarvi dei miei 3 peggiori investimenti di sempre.
Innanzi tutto vediamo quali sono, e poi entreremo un po’ più nel dettaglio:
Wirecard è senza dubbio il primo dei miei peggior investimenti. Beh, qui c’è poco da dire! Credo che tutti abbiate sentito parlare, se vi interessate un po di economia e di finanza, dello scandalo di questa startup fintech tedesca.
In sostanza cosa è successo? Questa startup aveva dichiarato di avere 2,1 miliardi di cash, ma in realtà non sono stati poi trovati dalla società di consulenza che si occupava di riivedere il bilancio.
Potete immaginarvi che effetto possa avere avuto sul valore delle azioni…
Allora ripercorriamo un pò la storia il mio investimento e arriviamo a capire quali sono stati (secondo me) i miei errori.
Tenevo d’occhio Wirecard da diversi anni, perché mi affascinava il fatto che una startup del genere potesse essere in Europa (in Germania): di solito questo tipo di startup, soprattutto di queste dimensioni, nascono e si sviluppano nella Silicon Valley. E invece Wirecard era riuscita a nascere e a svilupparsi in un contesto ben più ostile: l’Europa, e a raggiungere dimensioni di tutto rispetto.
Non solo: Wirecard offriva davvero degli ottimi servizi, e rivoluzionando il mondo delle transazioni finanziarie, sviluppando ed erogando servizi di varia natura, prevalentemente nell’ambito di carte virtuali.
Per farla breve, emetteva delle carte virtuali per conto (principalmente) di Visa e Mastercard, e questo era molto interessante, perché molte altre startup fintech si basavano sulla loro tecnologia perché era relativamente semplice da implementare e poco costosa.
Alcuni case study di aziende che utilizzavano i loro servizi, sono Curve, Soldo, Crypto.com e Holvi.
Insomma, diverse start up, tanto che ci sono stati disservizi su larga scala a seguito della revoca della licenza di Wirecard uk da parte della FCA.
Come dicevo, tenevo d’occhio Wirecard da molto, molto tempo. Poi, lo scorso aprile, KPMG pubblica un report dove viene fuori che qualcosa nel bilancio 2019 di questa azienda non andava. Il bilancio in questione ancora non è ancora stato pubblicato (ad oggi 9 luglio 2020).
E già questo doveva essere un po’ un campanello d’allarme.
Quindi kpmg informa che c’è qualcosa che non va, e il prezzo dell’azione crolla da oltre 140 a circa 110 e triggera un mio price alert.
A punto, come faccio sempre quando parte un trigger, ho analizzato di nuovo l’azienda, e dopo una breve valutazione, ho deciso di investire su Wirecard.
A mio avviso, il report di KPMG poteva essere un po’ fuorviante ed eccessivo, e secondo me c’erano tutti i fondamentali stando a quello dichiarato da Wirecard. Mi sembra un’azienda seria con delle ottime basi degli ottimi fondamentali, perciò ho deciso di acquistarla per un prezzo medio di 112€ per azione.
Già nei giorni successivi, però, era scesa ulteriormente e si aggirava intorno a 80-90€, lateralizzando per circa un mese in quella fascia di prezzo.
Poi però è arrivata la vera botta! E’ arrivata dopo la società di consulenza che si occupava di fare la revisione del bilancio di Wirecard (Ernst & Young) a metà giugno ha dichiarato di non essere stata in grado di trovare i 2,1 miliardi di dollari che Markus Braun (CEO di Wirecard) invece sosteneva che fossero da qualche parte in cash. Morale della favola? Il bilancio non poteva essere approvato e le banche di conseguenza potevano scegliere non solo di non rinnovare i loro prestiti a Wirecard, ma avevano anche i presupposti per richiedere l’immediata restituzione dei fondi già prestati in passato.
Come potete immaginarvi. il prezzo crolla vertiginosamente e va prima verso i 20€, poi 10€, poi 5€, e adesso si aggira intorno ai 2-3€ per azione (ricordate che ai massimi era sopra i 140€!!).
Il mio più grande errore? Beh il mio più grande errore è stato non dar sufficiente peso alle voci che già c’erano da anni su Wirecard e sulla presunta illegittimità di alcune operazioni svolte all’interno dell’azienda. Un altro grande errore è stato quello di a fidarmi di un’azienda che allo stato attuale ancora (luglio 2020) non ha pubblicato il bilancio nel 2019, che è già indice di qualche problema.
Ovviamente ho perso quasi tutto il capitale investito, e adesso sto valutando se prendere parte o meno ad una delle 5 class actions, ma a causa degli ingenti costi legali, non so se il gioco vale la candela.
Probabilmente rischierò di perdere tutto, aspettando e sperando che il prezzo si riprenda. Non mi aspetto certo ai massimi storici, ma aspetterò pazientemente che ritorni (se mai lo farà) a dei valori accettabili per poi venderla. Il problema è che se anche l’azienda dovesse sopravvivere a questo scandalo (e ha tutte le carte in regola per poterlo fare), non sono certo che sopravviverà alla crisi di credibilità.
Eccoci giunti al secondo dei miei peggiori investimenti: Kraft Heinz. In questo caso, il discorso è stato un po’ diverso, e l’errore è stato ancora più grave del precedente: ho investito su kart science circa due anni fa a seguito di una valutazione totalmente sbagliata, ve ne parlerò subito.
Intanto per chi non la conoscesse, Kraft Heinz è un’azienda che opera prevalentemente nel settore del food. Celebre soprattutto per il suo ketchup e per la sua maionese. Fateci caso, la troverete su tutti gli scaffali dei supermercati, anche con prodotti come Philadelphia, ecc…
Ma qual è stato il mio errore con questo titolo? Semplice: non fare i compiti a casa. Come value investor, la fase più importante, quando si decide di investire in un’azienda è l’analisi fondamentale. Con Kraft ho cercato un po’ una scorciatoia.
Erano all’incirca due anni fa, e avevo notato, seguendo tutte le mosse del leggendario Warren Buffett, che una delle principali azioni del suo portafoglio era Kraft Heinz. Non solo, avevo anche notato che l’oracolo di Omaha aveva investito in quel titolo pagandolo un prezzo ben superiore di quello a cui potevo acquistarlo in quel momento.
Questa valutazione, seguita da alcune brevissime considerazioni che feci sul bilancio, fu più che sufficiente a convincermi che Kraft fosse un buon partito. Ovviamente mi sbagliavo!
Al momento, sebbene Kraft Heinz sia in leggera ripresa, sono sotto di circa il 43% con la mia posizione, quindi in una forte perdita.
Credo che terrò le azioni perché comunque mi danno un dividendo piuttosto sostanzioso e perché in passato è stata una Dividend Aristocrat. Se l’azienda riuscirà ad ammodernare il suo portafoglio prodotti, mi aspetto che tornerà ai massimi prima o poi.
Tuttavia si tratta solo di una mia speranza, e comunque ci vorrà del tempo, e avrei potuto impiegare decisamente meglio il mio capitale in altri tipi di investimento.
Questo vi serva da lezione: mai investire perché vi fidate di un certo investitore, anche il migliore al mondo, perché non conoscete la sua strategia di investimento. E soprattutto… anche i migliori sbagliano.
Ma veniamo al terzo dei miei peggiori investimenti: Amazon.
Ma come Amazon? Sta avendo un rally incredibile e ogni giorno raggiunge nuovi massimi.
Beh, qui l’errore è stato un po’ l’opposto: ho sbagliato a non acquistare quando il prezzo era molto più appetibile di ora. Nello specifico, durante la crisi di pochi mesi fa a marzo aveva toccato quota 1.700$.
Se non avessi aspettato che scendesse ulteriormente, sarei entrato ad un prezzo molto più contenuto. Magari avrei potuto acquistare a 1700$, o a 2000$, o a 2500$.
Invece no.. Sono stato un po’ troppo avido, e mi sono perso un treno. Adesso, per acquistare un’azione Amazon dovrò spendere almeno 3000$.
E questo vale sia per Amazon che per molti altri titoli growth che tengo nel mirino da anni, ad esempio Microsoft e Facebook, ma anche Booking.com, ecc…
Non abbiate paura di investire in azioni che reputate solide. Tentare di fare timing vi porterà a commettere il mio stesso errore.
Ma questi erano i miei tre peggiori investimenti, adesso sono curioso di sentire i vostri! Lasciatemeli nei commenti, sono davvero curioso!
Mai sentito parlare di REIT? Ciao a tutti ragazzi, sono Gabriele di ImprenditoreDigitale.net, e oggi voglio spiegarvi cosa sono e come investire sui REIT.
Un REIT (Real Estate Investment Trust) è una società quotata che investe in immobili fruttiferi e che, in cambio di un regime di tassazione piuttosto agevolato, si impegna a versare tutto l’utile sotto forma di dividendo ai propri azionisti. In questo modo, lo stato può guadagnare dal capital gain tassando direttamente gli azionisti.
Come ho detto, il REIT investe nel settore immobiliare, acquistando diversi immobili e affittandoli ad esercizi commerciali e aziende.
Se anche voi avete pensato di acquistare un immobile che generasse una rendita ma poi avete desistito, vi consiglio di valutare questo tipo di investimento alternativo.
Ma quali sono i vantaggi dei REIT? Vediamoli insieme:
Si tratta senza dubbio di un ottimo modo per investire sul mercato immobiliare, non trovate?
Ho deciso di lasciare per ultimo questo aspetto e di dedicargli addirittura un paragrafo: moltissimi REIT erogano dividendi mensili!
Questo significa che ogni mese, oltre al vostro stipendio, riceverete nel vostro conto delle piccole (o grandi) somme che rappresentano la vostra “ricompensa” per aver investito. Un po’ come ricevere un affitto, senza però doversi preoccupare di gestire l’inquilini perché qualcun altro lo farà per voi!
Ecco 3 esempi di REIT con dividendi mensili (tutti e tre sono presenti nel mio portafoglio azionario):
Ovviamente questo non è un consiglio finanziario. Investite solo dopo aver studiato bene le aziende che vi interessano, e ricordate che il vostro capitale è a rischio.
Se poi volessimo diversificare ancora di più o non sapessimo da dove iniziare, esistono degli ETF sui REIT. Un esempio è il Vanguard Real Estate ETF (VNQ).
Ed eccoci anche oggi giunti alla conclusione e alla fatidica domanda: conviene acquistare REIT? A mio avviso i REIT sono uno dei migliori investimenti quando si parla di mercato immobiliare, e investire in immobili una percentuale del proprio portafoglio può rivelarsi un’ottima strategia. Per questo, al momento, ho investito in 3 diversi REIT.
Ovviamente non sono consigli finanziari. Vi invito a valutare bene un’azienda prima di investire, e a fare le vostre considerazioni personali. Inoltre, ricordatevi di investire soltanto il capitale che potete permettervi di perdere.
E voi? Cosa ne pensate dei REIT? Conoscete strumenti migliori per investire in immobili? Fatemelo sapere, come sempre, nei commenti!
I Bitcoin sono un buon investimento?
Ciao a tutti ragazzi, sono Gabriele di ImprenditoreDigitale.net, e oggi voglio parlarvi di qualcosa che non tratto da un po’: Bitcoin.
Prima di capire se i Bitcoin sono un investimento, è necessario capire di cosa si tratta esattamente. Infatti, non bisognerebbe mai investire in qualcosa che non si conosce appieno.
Bitcoin è una criptovaluta, la prima mai creata. Una moneta virtuale, potremmo dire, creata nel 2008 da Satoshi Nakamoto (un individuo o gruppo di individui esperti in crittografia la cui identità è rimasta ancora sconosciuta).
Non voglio dilungarmi troppo, perciò vi elenco le principali caratteristiche di bitcoin e delle criptovalute:
Ed eccoci al fulcro della questione. Bitcoin è o non è un buon investimento?
La risposta è… rullo di tamburi… dipende! Ma in linea generale, a mio avviso, si. Ovviamente questa è un’analisi basata su studi e riflessioni personali, non è un consiglio finanziario. Investite responsabilmente e informatevi prima di investire anche un solo euro.
Ma cerchiamo di vedere insieme perché, secondo me, i Bitcoin possono essere un ottimo investimento.
La principale caratteristica di Bitcoin, quello che la rende davvero interessante, è la scarsità.
La scarsità è una delle principali leve di marketing (vi consiglio di leggere il libro Le armi della persuasione di Robert Cialdini se volete approfondire), e si basa sul concetto che tanto più una cosa è limitata, tanto più si sarà disposti a pagarla per non perdersela.
In tutto, al momento, esistono circa 16 milioni di bitcoin, e raggiungeranno il massimo di circa 21 milioni nel 2140, pochissimo se paragonati ai circa 5000 miliardi di dollari in circolo (senza considerare i derivati).
Questo senza considerare che miliardi di dollari vengono stampati ogni anno, soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo ora. E stampare nuove banconote contribuisce a far perdere valore a quelle attualmente in circolazione.
Proprio per questo motivo, Bitcoin viene paragonato da molti all’oro, il bene rifugio per eccellenza.
Pensate che ci sono circa 46 milioni di milionari al mondo, contro i circa 16 milioni di bitcoin. Questo significa che non tutti i milionari potranno detenere un intero bitcoin allo stesso tempo.
Come dicevo, fino al 2140 verranno “creati” (minati, in gergo tecnico) dei nuovi bitcoin, fino al raggiungimento dei 21 milioni. Siamo già a conoscenza di quanti bitcoin verranno minati ogni anno. Al contrario, i dollari e gli euro possono essere stampati senza seguire regole precise, in base alla necessità dei governi e delle banche centrali.
Il mining è un’attività libera. Chiunque può farlo, mettendo a disposizione la capacità di calcolo del proprio hardware per risolvere algoritmi piuttosto complessi che, una volta risolti, ricevono come ricompensi i nuovi bitcoin creati.
Gli algoritmi da risolvere aumentano di complessità mano a mano che l’hardware si evolve, in modo da rispettare i tempi richiesti per raggiungere il traguardo finale di 21 milioni di bitcoin.
Esiste, inoltre, un fenomeno chiamato halving, che regola la produzione di bitcoin. Ogni 210.000 blocchi prodotti (circa ogni 4 anni), la ricompensa che spessa ai miner dimezza. Questo significa che i nuovi bitcoin prodotti diminuiranno gradualmente, impattando (di solito) positivamente sul prezzo.
Il prossimo halving è previsto per il 18 maggio 2020, e potrebbe avere un notevole impatto sul prezzo. Potete tenere d’occhio la situazione degli halving da questo sito: Bitcoin Block Half.
Se ancora non avete mai acquistato Bitcoin e non sapete da dove iniziare, vi suggerisco di crearvi un account su Coinbase, la piattaforma più celebre per le compravendite di criptovalute.
Registrandovi da questo link, entrambi avremo un bonus di circa 10€.
In alternativa, qua potete trovare le migliori piattaforme per investire in Bitcoin.
Ed eccoci giunti, come sempre, alle conclusioni. Ricordo che queste sono soltanto mie valutazioni, informatevi bene prima di investire.
I bitcoin sono un investimento? In questo post ho posto l’enfasi prevalentemente sulla scarsità, ma sono tantissimi i vantaggi di Bitcoin e sulla tecnologia alla base, la blockchain.
Se analizziamo il bitcoin in un’ottica di lungo termine, a mio avviso vedrà un’enorme crescita. Tuttavia, vista l’estrema volatilità e l’incertezza annesse, personalmente non investirei più del 5% del mio patrimonio su bitcoin.
Per quanto riguarda la mia strategia, ho diverse posizioni aperte su bitcoin anni fa, e sto via via entrando con nuove tranche ogni volta che il prezzo torna ad essere appetibile.
E voi? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti. State investendo su Bitcoin e sul mondo delle criptovalute?
Qualche giorno fa ti ho parlato degli ETF, ovvero uno degli strumenti finanziari più potenti in circolazione, che ti consente di investire con commissioni bassissime e di avere un portafoglio diversificato e impostato in un’ottica di long term.
Non sono sceso nel dettaglio, ovvero non ti ho detto quali ETF acquistare. Un po’ perchè come bilanciare il tuo portafoglio dipende dalla tua strategia d’investimento, un po’ perchè volevo che tu capissi bene di cosa si tratta. Te ne parlerò comunque approfonditamente in uno dei miei prossimi articoli.
Oggi, però, vorrei parlarti di uno dei tanti metodi che hai a disposizione per investire in ETF: MoneyFarm (letteralmente fabbrica di soldi).
MoneyFarm è una Startup Italiana (uno dei pochi nuovi orgogli made in Italy) nata da un’idea di Giovanni Daprà e Paolo Galvani, sul modello dell’americana Betterment. Ma di cosa si tratta di preciso?
MoneyFarm è una società di consulenza finanziaria indipendente con sede in Italia e a Londra. Uno degli aspetti che la differenzia dagli svariati competitor sul mercato è l’utilizzo di ETF, strumento che, come sai, la tua banca non ti consiglierà mai perché ha costi di gestione bassissimi ed è estremamente efficace.
L’investire in ETF ti consente di diversificare (anche con un capitale esiguo), in modo da ridurre il rischio al minimo, soprattutto in un’ottica di lungo periodo.
Una delle peculiarità di MoneyFarm è il questionario che ti viene fatto quando ti iscrivi. Con alcune semplici domande, un algoritmo è in grado di comprendere quali siano le tue competenze in materia di investimenti, e quale sia la tua propensione al rischio.
Perciò, sin da subito ti verrà assegnato uno dei 6 profili investitore, dove 1 rappresenta il profilo più cauto, mentre 6 quello più aggressivo.
Questo profilo, sarà molto importante per stabilire la composizione del tuo futuro portafoglio.
E qui viene una delle note dolenti, se così si può dire, del servizio. MoneyFarm ha un costo di gestione annuale dell’1%. Questo significa che, anche se affidare i tuoi soldi a MoneyFarm costa molto meno di affidarli ad un fondo comune d’investimento (generalmente con commissioni non inferiori al 3%), ha comunque un costo superiore ad acquistare ETF da solo. Ha però il vantaggio che qualcuno, probabilmente più esperto di te, modificherà la composizione del tuo portafoglio ogni volta che ce ne sarà bisogno, senza che tu debba muovere un dito. Puoi limitarti a investire il tuo capitale e scordarti di averlo, per poi ritrovarlo lievitato dopo qualche anno.
E poi c’è una buona notizia: puoi abbattere i costi di MoneyFarm invitando i tuoi amici ad utilizzare il servizio. Per ogni amico che si iscrive, riduci le commissioni annuali dello 0,20% per un anno.
Non poco! Se tu avessi iniziato ad investire nel 2012 con un profilo moderato (4 su 6) adesso il tuo capitale sarebbe già cresciuto di quasi il 42%. Mica male, no?!
Certo, potresti obiettare che con i soli ETF avresti guadagnato probabilmente cifre un po’ superiori, ma con MoneyFarm lo hai fatto a fatica zero!
Investire con MoneyFarm è estremamente semplice: ti basta creare un account (clicca qui per ottenere uno sconto dello 0,10% sulla gestione annuale), seguire la procedura guidata (puoi richiedere anche una telefonata informativa con un consulente) e impostare la cifra che desideri investire.
Seguendo la procedura guidata, ti verranno offerte due tipi di opzione: un pagamento una tantum e un pagamento mensile. Puoi scegliere se destinare una cifra sin da subito, una cifra mensile, oppure entrambe.
Il mio consiglio è di scegliere entrambe, destinando una cifra possibilmente piuttosto cospicua all’inizio e aggiungendo quello che riesci a risparmiare ogni mese. Ad esempio, potresti iniziare con 5000€ e poi aggiungerne 400 al mese.
Ricorda, ovviamente, di investire soltanto la porzione di reddito che non ti serve e che, secondo le tue stime, non ti servirà per i prossimi 10 anni (almeno). Dopotutto si tratta di un investimento a lungo termine!
Come investire? E’ piuttosto semplice. Ti basta seguire le istruzioni che ti vengono fornite nell’App, effettuando un bonifico e eventualmente programmandone uno ricorrente per i mesi a seguire, in modo da non doverti ricordare di farlo ogni mese.
Una delle domande che ti starai facendo senza dubbio è: ma investire su MoneyFarm è sicuro? La risposta è assolutamente si!
Questo perché per legge la società è tenuta a tenere separati i propri conti correnti dai soldi dei propri clienti. Così se anche MoneyFarm dovesse fallire, i soldi investiti rimarrebbero al sicuro.
Cosa ne pensi di MoneyFarm? Credi che investirai qualcosa nei con questa società di consulenza finanziaria? Fammelo sapere nei commenti.
Se ti trovi qui, probabilmente significa che vuoi iniziare ad investire ed hai sentito parlare di ETF. Ti assicuro, che se sei alle prime armi, non potevi fare scelta migliore.
Posso illustrarti davvero tantissime strategie di investimento (e lo farò in altri articoli) ma ti assicuro che se ti stai approcciando da poco al mondo degli investimenti, oppure non hai molto tempo da dedicare a questa attività, la migliore strategia è senza dubbio investire in ETF.
Probabilmente se stai leggendo questo blog, anche tu hai un obiettivo in mente: raggiungere la Libertà Finanziaria!
E allora continua a leggere, e scopriamo cosa sono gli ETF e come investire in questo tipo di prodotto finanziario.
Gli ETF (Exchange-Traded Funds) sono un prodotto finanziario estremamente potente e a rischio relativamente basso, soprattutto se si prende in considerazione un’ottica di lungo termine.
Sono definiti un fondo a gestione passiva. Come certamente saprai, i fondi d’investimento vengono generalmente gestiti da una persona o da un gruppo di persone che stabiliscono più o meno autonomamente dove allocare il capitale degli investitori e dei risparmiatori che hanno aderito al fondo. Pertanto, con i fondi comuni si ha una gestione attiva del capitale.
Per gli ETF, il discorso è ben diverso: se investi in ETF, investi sull’andamento di uno o più indici (ti è mai capitato di sentire parlare di S&P500, Dow Jones, Nasdaq, DAX, FTSE, ecc.. al telegiornale?).
Per farla breve, se investi in un ETF che simula l’indice del mercato americano, guadagnerai in funzione di quanto salirà (o scenderà) il valore del mercato scelto.
Dati alla mano, investire in ETF conviene sempre di più che investire in qualsiasi altro titolo. Infatti, in finanza vige la regola che:
No one beats the market
Nessuno batte il mercato! Questo significa che in un’ottica di lungo termine, nessun investitore o fondo è stato in grado di avere ritorni superiori a quelli del mercato (ad eccezione del buon vecchio Warren Buffett, ma quella è un’altra storia), quindi perché non investire proprio sul mercato? Gli ETF fanno esattamente questo!
I vantaggi degli ETF sono innumerevoli:
Ma perché, allora, se gli ETF sono uno strumento così eccellente, la tua banca non ti ha mai consigliato di investirci?
La risposta è molto semplice: i promotori finanziari sono incentivati a venderti dei prodotti che portino guadagno alla banca (e al promotore finanziario stesso, che in molti casi riceve grandi incentivi in busta paga ogni volta che sottoscrivi un fondo).
Ti sarà di certo capitato che in banca abbiano suggerito di sottoscrivere l’ottimo fondo che l’anno prima aveva fatto il 40%, ma che poi si rivela deludente e nella migliore delle ipotesi ti porti a casa un 2-3% lordo?
Devi sapere che spesso questi fondi hanno costi di gestione esorbitanti (in genere sul 3% annuo, ma a volte arrivano anche fino all’8-10% annuo). E questi costi di gestioni li paghi ogni anno, a prescindere che il mercato salga o scenda. E’ normale (e condivisibile), perciò, che le banche ti spingano ad acquistare quel genere di prodotto, dal momento che è senza dubbio più remunerativo per loro.
Ora che ti ho parlato di cosa sono gli ETF, ti sarai fatto senza dubbio un’idea. Cosa ne pensi? Ti piace come prodotto? Tranquillo, nei prossimi articoli di presenterò molti altri metodi per investire, ma ti assicuro che questo tipo di fondi è la cosa migliore per iniziare, perché ti consente di avvicinarti al mondo degli investimenti senza rischiare troppo.
Come sempre, fammi sapere cosa ne pensi nei commenti!
Per anni ho investito in azioni utilizzando l’home banking della mia banca. Un ottimo strumento, non c’è che dire, ma c’erano diversi aspetti che mi lasciavano l’amaro in bocca: primo su tutti, il costo.
E allora ho iniziato a guardarmi attorno alla ricerca di qualche strumento alternativo che mi desse le stesse certezze della mia banca ma a costi inferiori. Dopo mesi di ricerca, ho trovato lo strumento perfetto per me: eToro.
Per ogni transazione, mi venivano richiesti un minimo di 5€ se investivo nel mercato italiano e 12€ se invece decidevo di investire in un mercato estero. Niente male, vero?
Se ad esempio, volevo acquistare un’azione di $Google (dal valore, supponiamo, di 800$), dovevo pagare 12€, più altri 12€ quando la vendevo. Queste erano le commissioni della mia banca. E ovviamente c’era poi da calcolare il capital gain (20%) sulla plusvalenza. Quindi immaginando di acquistare un’azione $Google e di venderla con un guadagno del 5%, avevo una situazione del genere:
-Acquisto azione $Google (800$ + 12$ di costi di transazione)
-Vendo azione $Google a 800$ + 5% = 840$ e devo pagare un’altra transazione da 12$. Sulla plusvalenza devo anche pagare il 20%, quindi devo pagare il 20% di 40$ = 8$.
In una situazione di questo tipo, alla fine avrei guadagnato 40$ – 12$ – 12$ – 8$ = 8$. Poco, non trovi? Senza considerare i costi del deposito titoli.
Ovviamente va detto che 800$ non sono molti da investire, ma se vuoi avere un portafogli diversificato e non sei milionario, non hai molte alternative. Ah già, c’è eToro!
eToro, é un broker online che ti consente di investire in forex, indici, commodities e azioni, in molti casi sotto forma di CFD (credit for difference), un tipo di derivato che simula l’andamento di un determinato titolo.
Inoltre, eToro consente di investire con vari leverage, che aumentano o diminiuscono in base alla volatilità. Se la volatilità è alta, difficilmente si supereranno leve 2x, se la volatilità è bassa, come nel caso delle leve sulle commodities e sugli indici, che possono raggiungere anche il 100x. Questo significa che investendo un euro, è come se se ne fossero investiti 100, quindi una variazione dell’1% in realtà corrisponderà ad una variazione del 100%, e così via.
Ma le possibilità su eToro non finiscono qui: la vera innovazione proposta dalla piattaforma è il cosiddetto Social Trading, letteralmente Trading Sociale.
Il Social Trading è una pecularietà introdotta da eToro, che ti consente di copiare i più grandi investitori presenti nella piattaforma e di guadagnare quando loro guadagnano (oppure perdere, se dovessero perdere).
In pratica è come investire su un fondo gestito da un investitore, ma i tuoi soldi non vengono affidati a quella persona, perciò puoi ritirarli quando vuoi e non paghi alcuna commissione a quella persona. Semplicemente ti limiti a copiare ogni sua mossa.
Se la persone che copi apre una posizione su $Facebook con il 3% del suo patrimonio, anche tu aprirai la stessa posizione con il 3% del patrimonio che hai destinato a copiare quell’investitore. Perciò alla fine dell’anno, se quella persona ha guadagnato il 124.40%, anche tu avrai guadagnato una percentuale analoga.
Facile no? Ovviamente devi tenere di conto che le performance precedenti non sono identificative per il futuro, perciò non è detto che un investitore che è andato bene un anno, anche l’anno successivo vada altrettanto bene.
Il mio consiglio è di non affidare tutto il tuo capitale destinato all’investimento ad una sola persona. Ovviamente dipende anche da quanto capitale hai a disposizione: se hai 500€ o 1000€, non ti conviene investire su troppi investitori diversi, perchè altrimenti rischi che le copie non siano fedeli al 100%. Il mio consiglio è di non investire meno di 500-1000€ in un investitore, se possibile anche 2000€.
Registrarsi a eToro è semplicissimo, e puoi farlo a questo link: http://etoro.com/. Se ti registri da quel link ed effettui il primo versamento, otterrai un bonus di 20$!
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Il mondo degli investimenti è piuttosto ampio: in base al rischio che vuoi correre, puoi decidere di adattare strategie più o meno aggressive. Puoi decidere di aquistare i titoli di stato e riuscire a malapena a coprire l’inflazione, o in obbligazioni, oppure puoi investire in azione nel long term come fa Warren Buffett.
Sono tutte strategie più che valide, e non ce n’è una giusta e una sbagliata. Infatti, nello scegliere la migliore strategia d’investimento, subentrano variabili come il capitale che hai messo da parte e che vuoi fare fruttare e la tua propensione al rischio, ovvero quanto sei disposto a rischiare.
Ovviamante, in genere, ad una maggiore propensione al rischio corrispondono maggiori guadagni potenziali.
Ma c’è un’altro tipo di fondi in cui potresti decidere di investire: gli Hedge Fund, tradotti impropriamente fondi speculativi, ovvero dei fondi che in media riescono a garantire un 15-20% di rendimento annuo.
Ma scopriamo insieme cosa sono questi fondi, e perchè potrebbero interessarti.
Gli Hedge Fund, sono dei fondi che cercano di proteggersi dal rischio di mercato: in breve, cercano di non perdere quando il mercato crolla, e anzi, di guadagnare anche da eventuali crolli del mercato (in questo articolo ti spiego come fanno). Molti Hedge Fund, per esempio, hanno chiuso in profit nell’anno 2008, laddove i fondi che investivano nel mercato azionario hanno registrato perdite anche del 50%.
Il meccanismo che sta alla base degli Hedge Fund è piuttosto semplice: questi fondi investono in diverse operazioni che prese singolarmente sono ad alto rischio, ma nel complesso una sola operazione andata a buon fine, riesce a coprirne molte altre che invece non hanno portato profitto.
Solitamente, un fondo speculativo si avvale dei seguenti strumenti:
La vendita allo scoperto (o short selling) è una scommessa contro un titolo o un indice. In breve, se un titolo su cui hai shortato scende di valore, tu guadagni di conseguenza, mentre se sale perdi. Più o meno è il concetto opposto all’acquisto di un titolo. Te ne parlo più approfonditamente in un mio articolo: Come Guadagnare quando il mercato crolla.
Gli strumenti derivati, noti anche solo come derivati, sono degli strumenti finanziari molto utilizzati ad esempio, per coprire in genere il rischio (hedging), ma usati anche per speculazione. Si tratta di contratti il cui prezzo in un certo momento è subordinato al prezzo di un determinato titolo, indice, obbligazione, o commodity.
La leva finanziaria (o rapporto di indebitamento) nella finanza, indica il rapporto tra capitale proprio e capitale di terzi (quindi preso a prestito) in uno specifico investimento. Chi investe, perciò, confida che il ritorno nell’investimento (ROI) sia superiore alle commissioni sullo stesso prestito.
Spesso gli hedge fund investono con alto leverage (fino a 30-40 per alcune posizioni, ma in media generalmente non più di 10, come puoi vedere dal grafico sotto).
L’hedging (in italiano “copertura del rischio”) definisce una strategia volta a coprire il rischio appunto.
Un possibile rischio quando investi, ad esempio, può essere il cambio di valuta. Immagina di acquistare 10.000$ di azioni con il cambio euro dollaro a 1.05 e che dopo un mese il cambio sia 1.25. Non importa quanto le tue azioni possano essere andate bene, se chiudessi adesso le posizioni, probabilmente saresti in perdita, perchè il dollaro si sarebbe indebolito.
Un’altra applicazione che spesso troviamo nel mondo reale è l’hedging sulle commodity. Immagina di essere un produttore di cioccolatini. Cosa succederebbe se il prezzo della cioccolata si impennasse? Di certo non farebbe bene al tuo business, perciò potrai decidere di coprirti da questo rischio.
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Ciao, in questo articolo vorrei suggerirti 5 film che ho trovato utilissimi per comprendere meglio il mondo della finanza.
Diciamo che sono 5 must se vuoi iniziare a investire qualche risparmio, perchè ti aiutano a comprendere su cosa stai realmente investendo, e credo che sia fondamentale investire consapevolmente.
Ma veniamo a noi! Ecco qua i 5 film che ho selezionato. Ce ne sarebbero molti altri, ma ho scelto i più recenti, dal momento che il mondo della finanza cambia sempre più velocemente.
Giusto qualche giorno fa, in un mio articolo, ti ho spiegato come guadagnare quando i mercati crollano. Nel film, vengono raccontate le storie di alcuni investitori che, per diverse ragioni, hanno vinto una delle più grandi “scommesse” di sempre: hanno scommesso contro i mercati immobiliari e hanno vinto!
Nel film, si spiegano molto bene concetti come i derivati, la posizioni corte (te ne parlo anche in un mio articolo) e di come, nel mondo degli investimenti, si riesca a trasformare qualsiasi cosa in un prodotto finanziario.
Ho messo La grande scommessa al primo posto per la semplicità con cui riesce a spiegare concetti decisamente complessi.
Non è un caso che abbia vinto un oscar per la miglior sceneggiatura non originale. E’ disponibile anche un libro, tratto dal film (puoi leggere l’estratto da qui).
Se ti è piaciuto il primo film e vuoi decidere di approfondire, ti consiglio di non perderti questo documentario.
Inside Job approfondisce temi che avrai già visto in The Big Short, e ne introduce di nuovi, come i CDO (Collateralized Debt Obbligation) e i Credit Default Swap. Questi termini ti sembreranno arabo adesso, ma ti assicuro che dopo aver visto il documentario, ti saranno decisamente molto più chiari, e finalmente saprai cos’è che ha fatto collassare il sistema nel 2007-2008, dando origine alla crisi più grande dal 1929!
E la cosa più sconcertante che emerge da Inside Job è che nessuno dei fautori del crollo dei mercati ha pagato, ma anzi, si sono arricchiti ancora di più.
Restiamo in tema crisi dei mutui subprime. Dopotutto ha giocato un ruolo chiave nell’economia moderna, e non si può comprendere il mondo della finanza di oggi se non si comprende quello di allora (non è cambiato molto, in realtà).
Margin Call cambia ancora una volta prospettiva. Questa film si concentra in un’arco temporale di 24 ore ed è ambientato in una banca di investimenti, dove un impiegato si accorge che c’è qualcosa che non va con i tassi di volatilità di alcuni prodotti nel loro portafoglio.
Senza dubbio Margin Call è un gran bel film, con un cast stellare (primo su tutti Kevin Spacey), ma è anche un po’ più complesso da comprendere rispetto ai precedenti, perchè non si ferma a spiegare concetti tecnici.
Cambiando un po’ tema, ci spostiamo su The Wizard of Lies, con Robert De Niro. Il film racconta la storia di Bernard Madoff, quello che apparentemente era uno stimabile broker New Yorkese (per un periodo aveva addirittura ricoperto il ruolo di presidente del NASDAQ), ma che in realtà aveva creato una delle frodi finanziarie più grandi di sempre, uno schema Ponzi da oltre 60 miliardi di dollari!
E non poteva mancare nella lista, il nuovo documentario targato $Netflix, che racconta in diversi episodi storie di corruzione o di truffe da parte di banche, case farmaceutiche, case automobilistiche e politici (uno degli episodi parla proprio di Donald Trump). Sicuramente una serie da vedere.
Come promesso ti ho mostrato 5 titoli da non perdere, ma te ne voglio fornire un sesto extra. Non parla proprio di finanza, ma di $Bitcoin e criptovalute in generale. Si chiama Banking on Bitcoin, ed è un documentario che racconta tutta la storia di come sia nata l’era del Bitcoin, sin dagli albori, e di tutti gli scandali che ne sono scaturiti.
Sicuramente interessante per cultura personale, e sopratutto se tu volessi investire in Bitcoin ma volessi prima capire bene di cosa si tratti.
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Ciao, in questo articolo ti voglio parlare di un concetto che non sempre è chiaro: si può guadagnare anche quando il mercato va male. Anzi, forse si riesce a guadagnare ancora di più, sfruttando la paura degli investitori non professionisti in situazioni di incertezza, il cosidetto panic selling.
Come? Te lo spiego in questo articolo.
Qualche settimana fa, ti avevo parlato di quanto fosse vincente la strategia di tenere aperte a lungo le posizioni. Infatti, se guardi il grafico delle S&P500 (Standard & Poor 500, ovvero un indice che comprende le 500 company americane quotate e “pesate” in base alle dimensioni).
Perciò è vero, non bisogna farsi prendere dal panico, ed è fondamentale avere una parte cospiqua del proprio portafoglio investita a lungo termine, ma perchè non averne una parte un po’ più “rischiosa” con cui si cerca di guadagnare nel breve termine o di ridurre al massimo le perdite?
E’ per questo che ho deciso di scrivere questo articolo dove ti parlo di 2 principali strategie per quadagnare quando i mercati crollano.
La cosiddetta strategia di buy the dip, letteralmente acquista il tuffo. Alcuni addetti ai lavori definiscono i mercati in perdita come “saldi”, ovvero acquistare a prezzo scontato qualcosa che ha un valore più alto.
Come ti dicevo sopra, infatti, spesso quando un’azione perde di valore, si innesca un meccanismo (panic selling) che fa si che in molti, presi dalla paura, comincino a vendere. Ne consegue che il prezzo di acquisto raggiunge valori inferiori al valore reale. Questo è senza dubbio il momento giusto per comprare, ma attento a verificare che il prezzo abbia raggiunto i minimi e che stia cominciando a risalire.
Quest’altra strategia, più rischiosa ma potenzialmente molto più remunerativa, si basa sulla “vendita allo scoperto”, in inglese short position, posizione corta.
Ma come funziona?
Lo short funziona così: ti impegni, generalmente per mezzo di un broker, a vendere un titolo al prezzo corrente in una data da stabilire (che deciderai tu). Quando chiuderai la tua posizione, dovrai acquistare il titolo al prezzo di quella data (che speri sia inferiore al prezzo di vendita), per poi rivendere il titolo immediatamente al broker, al prezzo concordato all’inizio.
Supponiamo che un’azione di $Amazon costi 1200€ oggi, e che io voglia scommettere contro $Amazon. In tal caso, deciderò di aprire una posizione corta e cercherò di chiuderla quando il prezzo sarà inferiore. Si potranno verificare diversi casi:
Es. 1: Dopo un mese l’azione di $Amazon ha un valore di 1000€. Se io decidessi di chiudere la posizione, avrei guadagnato 1200-1000 = 200€ per aver scommesso contro $Amazon, perchè in quella data potrei acquistare un’azione a 1000€, mentre mi ero impegnato per venderla a 1200€. A questo punto posso decidere se aspettare a vendere, sperando che il valore dell’azione scenda ancora o chiudere la posizione e prendermi il profitto.
Es. 2: Dopo una settimana l’azione di $Amazon vale 1350€. In questo caso, la posizione è in perdita: sto perdendo 150€ (1200-1350€). A questo punto posso decidere se aspettare a vendere, sperando che l’azione crolli in un secondo momento o decidere di venderla per limitare le perdite.
Tutto chiaro? In sostanza, con le short position guadagni quando un’azione scende invece che quando sale.
Ma come puoi applicare questo ragionamento alla tua strategia?
Beh, niente di più semplice. Supponiamo che tu abbia diverse azioni tech. Da mesi ormai si parla di una possibile correzione del 5-10% (quelle azioni sono sopravvalutate del 5-10% e prima o poi questa situazione dovrà essere “corretta”). Adesso inizi a vedere un piccolo cedimento proprio nel tech e decidi di voler coprire il rischio.
I casi sono due: potresti chiudere tutte le posizioni nel settore tech e riaprirle in seguito, quando la situazione sarà più calma, prenderendole “in saldo”. Oppure potresti decidere di scommettere contro un indice, ad esempio l’S&P500.
In caso tu decidessi di perseguire la seconda strada, però, ti accorgi che c’è un problema: il 90% del tuo capitale è investito, e se tu scommettessi con il solo restante 10%, saresti coperto soltanto per il 10%, ma tu vuoi essere coperto quasi del tutto. Allora cosa fai? Decidi di scommettere contro l’S&P500 con una leva 10x, e in questo modo puoi coprire tutto il rischio.
E’ proprio quello che è capitato a me un paio di giorni fa. Da tempo si parlava di una correzione nei titoli del Nasdaq, e lunedì sembra sia arrivata. Allora io cosa ho fatto? Ho scommesso contro S&P500 e sono riuscito a guadagnare da quella “scommessa”, coprendo il rischio e limitando le perdite. Infatti, se anche il 90% del mio capitale (investito in azioni) fosse sceso, sarebbe stato compensato dalla short position aperta con il 10% del mio capitale e con leva 10x (10% x 10 = 100%).
Ho eseguito questa operazione su eToro, a mio avviso la migliore piattaforma di trading online del momento, perchè introduce l’innovativo concetto di social trading. Puoi registrarti a eToro su https://etoro.com e investire da solo o copiando un investitore.
Fammi sapere che ne pensi di questo articolo e di queste tecniche per guadagnare anche quando il mercato scende. E se ci fossero dei dubbi, falli presenti senza problemi nei commenti!